Quando si parla di ecocardiografia fetale si fa riferimento ad un particolare esame che consente di studiare l’anatomia e la funzionalità cardiaca del feto. E’ possibile eseguire questa indagine a partire dalla 16a settimana di gravidanza. Ma i risultati più certi tuttavia si ottengono dopo le 20-22 settimane di gestazione.
L’obiettivo di questo esame è quello individuare preventivamente eventuali malformazioni e patologie congenite del feto a carico del cuore e dei grandi vasi.
Si suggerisce questo tipo di esame quando sono presenti particolari rischi fetali o materni. Come ad esempio il sospetto di cardiopatia congenita o malattie pregresse/in atto della madre; nel caso di età avanzata della mamma oppure quando si ha un risultato di alto rischio agli screening per malattie cromosomiche.
E’ un esame pericoloso?
L’ecocardiografia fetale non è né pericolosa né dolorosa e consiste nell’esame dettagliato dell’anatomia e della funzionalità cardiaca del bambino in fase prenatale.
Quanto dura?
Dura all’incirca tra i 15-35 minuti. Questo dipende dalla posizione del feto e si esegue attraverso l’uso di una sonda specifica cosparsa di gel poggiata sull’addome della madre.
Durante l’esame verranno acquisite alcune proiezioni utili ad identificare l’anatomia del cuore del bambino. Dalle scansioni ecocardiografiche si provvederà poi ad osservare la circolazione all’interno del cuore e nei grossi vasi ed anche il flusso artero-venoso nel cordone ombelicale.
Come bisogna prepararsi?
La gestante non dovrà prepararsi in alcun modo a questa tipologia di esame. Si raccomanda soltanto di portare con sé la documentazione relativa ad eventuali altri esami precedenti per poterli confrontare.
Nel caso in cui vi siano cardiopatie congenite può essere fondamentale ripetere l’esame una volta al mese. E qualora compaiano segni di scompenso cardiaco fetale decidere di anticipare il parto.
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Dr. Gabriele Macaluso Specialista in Ostetricia e Ginecologia.
